Contesto storico
Nel 1953, dopo la morte di Stalin, il nuovo presidente statunitense Dwight D. Eisenhower continuò le politiche estere della Guerra Fredda. Il segretario di stato John Foster Dulles fu la figura principale della politica estera della nazione negli anni 50 del 1900. Dulles denunciò il contenimento dell'amministrazione Truman e sposò un programma attivo di liberazione, che avrebbe portato a una "ritirata" del comunismo. Una dottrina fondamentale fu quella della rappresaglia massiccia, annunciata all'inizio del 1954, la quale consisteva nell'evitare le costose forze di terra convenzionali dell'amministrazione Truman, a favore dell'esercitare la superiorità dell'arsenale atomico e delle spionaggio statunitense (CIA).
Essa venne usata per rovesciare governi che si avvicinavano al comunismo, come il Guatemala, e altri governi non amichevoli come l'Iran.
I neri del sud che resistevano alla segregazione, in particolare i mezzadri, potevano venire espulsi per aver tentato di registrarsi per il voto, e i neri rurali in particolare, vivevano nella costante paura dei loro datori di lavoro che minacciavano di dargli fuoco; dei "consigli dei cittadini" bianchi, che adottavano politiche di repressione economica contro i dimostranti; dei gruppi di vigilanti bianchi, come il Ku Klux Klan, che esercitavano uno spesso incontrollato regno del terrore in tutto il sud, dove la morte di afro-americani era un fatto comune e raramente perseguito dalla legge.
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